
ultimo capolavoro della Carcasi s'intitola IO SONO DI LEGNO.
Dall'idee sempre molto rivoluzionaria nel modo di affrontare la scrittura di un libro la Carcasi è molto cresciuta..e le parole sono diventate un pugno chiuso nello stomaco.
Questo libro parla di una madre e di una figlia...che si definiscono di legno..." il legno sembra fermo, ma è sottoposto a pressioni interne che lentamente lo spaccano.La ceramica si rompe, da subito mostra dei suoi cocci rotti.Il legno no, finchè può nascondere, si lascia torturare ma non confessa"
Giulia e Mia..madre e figlia in un doppio diario...quando non c'è dialogo si affidano alle parole scritte i sentimenti ed i racconti...
"Giulia è lo specchio di coloro che credono nella catena del bene. Quel bene che troppo spesso lascia ampio spazio alle prese per il culo, alle persone più tagliate di te, che immancabilmente prima o poi te la girano sempre come vogliono loro."
"Mia è lo specchio della nuova generazione.Pantaloni larghi e fil di culo, apparenza spavalda, corteccia fuori e cuore morbido dentro."
Giulia vorrebbe parlare con sua figlia,ma a volte non si ha il coraggio d'incominciare...non si hanno le gambe giuste per fare quel passo in avanti...le labbra così forti per parlare e così incomincia a leggere il diario della figlia e per ogni pagina letta ne scrive una sua..come risposta..come spiegazione...come realtà.
E così inizia il libro:
"Questa storia comincia di domenica e non poteva cominciare in un altro giorno.La domenica per te è un avanzo di settimana, per me è una zingara che fruga tra scatoloni e panni usati, che cerca roba ancora buona in mezzo a quello che è stato buttato via.Credo che i migliori propositi si facciano di domenica.Credo che le guerre finiscano di domenica.Credo che Ulisse sia tornato di domenica, dopo il ballo delle onde, è tornato a casa come torni tu, dopo il ballo delle onde, ogni domenica.Per Penelope il suono del ritorno era il legno tosto di una zattera che si scontrava con la roccia del porto. E l'odore del ritorno era salsedine.Per una madre il suono del ritorno sono tre giri di chiave, uno scatto, la porta che apri e chiudi. E l'odore del ritorno non è salsedine, no, è un profumo maschile che ti si è impigliato nei capelli, un profumo che ogni settimana cambi.Vorrei incontrare quei colli schizzati di odori costosi, sapere che faccia hanno, come si chiamano, li conosco?, sapere come li baci, se hai del trasporto o se lo fai così, vorrei vedere come vai incontro a loro, se hai il passo deciso degli irresponsabili o se i tuoi piedi per un attimo si trattengono.
T'immagino tutto il sabato sera, Mia.
Immagino come diventi rossa quando un ragazzo ti chiede
"come ti chiami?"
e gli rispondi "fai tu. Giorgia, Sara, Chiara. Sono tutte le donne che vuoi" e sorridi, maliziosa come la mela che offre un morso.
Immagino finché ti vedo arrivare: le scarpe col tacco in mano, la borsa che pende dal polso, il mascara scivolato sotto l'occhio, brillantini ovunque. Sei una donna di ieri, non di oggi: ti porti addosso la notte prima.È l'alba di una domenica dopo un sabato come tanti.
Ti ha accompagnato a casa un ragazzo più grande di te, mi fa paura dire uomo, tu sei una bambina.
"Prendi il caffè?"Fai cenno di sì con la testa.
Mi stringo la vestaglia addosso e mando indietro uno sbadiglio. Devo farti capire che sei al sicuro, fidati, parlami, verso il caffè in due tazzine, anche se il caffè proprio non mi va, siedo con te, bevo, sorrido, così si fa, dicono gli esperti.
"Dove sei stata?" ti chiedo, il tono costretto e calmo.
"Che fai, indaghi?"
"No, dicevo per dire."
"E allora non dire."
Cerco di farti una carezza, non sono una donna di gesti, sono una donna di brividi immobili, Mia, ci provo, tu però ti scansi subito.
"Sei capace di un po' di amore?" ti chiedo.
Tu mi guardi fisso negli occhi, dici "pensa a te" ed esci di nuovo.
Penelope non riconosce Ulisse quando lo vede tornare.E io non riconosco te.
Una madre non lo fa, dicono gli esperti.Non si leggono i diari, non ci s'infila nei pensieri dei figli.I ladri entrano dalla finestra. I ladri, non le madri.Una madre non lo fa, ripetono.
Scusami, ma la tua bocca è chiusa, Mia. E come faccio a capirti se non ti scippo i pensieri dalla carta.Scusami, ma la tua porta è blindata, Mia. E come faccio a entrarti dentro se non passo dalla finestra.Una madre non lo fa, assicurano.Farò in fretta, un passo dopo che te ne sei andata, un passo prima che torni. li leggerò e mi scriverò.Una madre non lo fa, io sì."
...in questo libro c'è anche un bellissimo e sconvolgente finale.
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