12 settembre 2011

riflessioni...

“Ciao… … è proprio vero che la parte più complicata di una lettera è l'inizio. Questo foglio di carta a righe strappato, rubato da centro del quaderno che uso per scrivere i testi delle canzoni, sembra uno di quei fogli protocollo sui quali da anni non scrivo più i temi, le versioni di latino o i compiti in classe di inglese. Bravo, voglio dirti bravo perché ti vedo camminare verso il futuro con il passo di un uomo sempre più consapevole. Non so se e quando leggerai questa lettera, perché io non ci sarò più. Spero che tu non stia male, mi auguro che gli occhi che leggeranno queste righe siano quelli di una persona felice, soddisfatta e già piena di ricordi, sicurezze, equilibrio ma soprattutto amore. Non è facile, a ventinove anni, trovare la spinta o la voglia di scrivere quello che diventerà il proprio testamento, ma sento che è una di quelle cose "da fare". Sono stupito perché ho già riempito la prima pagina senza averti ancora veramente detto niente. Per prendere fiato e riordinare le idee ho dato un sorso alla tazza di orzo che ho accanto a me, ma è ancora bollente e quindi ricomincio a scrivere. Tanto prendere tempi è inutile quando ormai hai deciso di non prendertene mai più, di tempo. Tra non moltissimo metterà in atto una scelta di quelle che, per come la vedo io, potrete benissimo essere definita LA SCELTA. Uno di quei bivi di fronte ai quali a volte ci si trova e che, oltre a cambiare definitivamente la propria rotta, potrebbero cambiare anche quella degli altri. Tra poco, dopo tanto tempo speso a provare e a faticare, sparirò. Sorrido perché credo che, quando leggerai questa lettera, tutto quello di cui ti sto parlando sarà già accaduto e forse starai scorrendo queste righe disordinate e senza senso sforzandoti di accennare un sorriso anche tu, perché quella che ti presento come una notizia sconvolgente potrebbe essere diventata solo un ricordo archiviato da anni. Uno di quei dati di fatto ai quali al massimo dedichiamo un pensiero durante un momento di forte nostalgia. Nel tuo silenzio e nel tuo saper tenerti in disparte hai dimostrato la maestria di chi è sufficientemente maturo per stare al mondo. Sei già un uomo e io sono orgoglioso di te. Sento che sai quanto amore, passione, abnegazione e fedeltà ho messo in tutto quello che ho fatto nella vita. Quanto ho faticato per provare a stare meglio e sentirmi davvero in pace con me stesso. Tu lo sai. Purtroppo, sento di aver fallito e, a un passo dai miei trent'anni, mi ritengo sconfitto. Tristemente, mi preparo alla resa. Ti sei sempre stato lì, a osservare tutto da mezzo metro, con curiosità, discrezione e profondo spirito critico: i movimenti, le vittorie, i drammi, le solitudini, i successi, le fatiche. Me. Ho sempre avuto l'impressione che tu sapessi bene cosa mi muoveva e cosa stava pensando e quanto genuina fosse la mia voglia di tradurre in qualcos'altro il mio mutismo sentimentale. Ecco, forse è questo il motivo per il quale lascio tutto: io "muto" non voglio più rimanere. Ho lavorato molto su di me e sui miei limiti, la mia interiorità e il mio bisogno di cambiare, arrabbiarmi, parlare, contare su qualcuno, amare, odiare… tutti quegli istinti che per anni hanno avuto voce solo nelle mie canzoni. Chissà se tutti quei messaggi in codice sono stati decifrati dai destinatari? E' così: le mie canzoni hanno sempre contenuto un messaggio univoco, che gli altro dovevano o capire o non capire affatto. Che strano, eh? Non sono mai stato in grado di usare le parole e ho mimetizzato qualunque sentimento tra i versi di una canzone, soffocandolo in una giungla di versi, in una melodia. Ma ora non basta più. Ti scrivo perché chiedo a te di tenere vivo il mio ricordo. Perché quello che rimane sia tuo e solo tuo, perché ci sia poco ma quel poco sia buono, dolce, sia come solo tu puoi capire. Ti lascio una collezione di quaderni, è quanto di più prezioso ho nella vita perché è la mia vita stessa: registra da quando avevo quindici anni. Non ho il coraggio di bruciarli e nemmeno di leggerli, ho paura che qualcuno li scopra ma non riesco a disfarmene, è più forte d ime. Se vuoi un parere: non aprirli. Io forse non riuscirei a leggere i tuoi. Ma lascio a te la scelta. Puoi leggerli, e anche riderne, conservarli, nasconderli, ma una cosa ti chiedo: proteggili. Il mondo sa essere cattivo con chi non riesce a difendersi e io non ho mai veramente imparato a farlo. E poi fammi un piacere, uno solo: sii orgoglioso, qualunque persona tu sia diventata. Io sono certo che chi sta leggendo queste righe è un uomo degno di essere definito tale perché sa amare e rispettare. Lo vedo già. Non fare come me che, volendomi perfetto, ho passato la vita a osservare solo quello che di me pensavo non andasse bene, finendo per non avere nulla tra le mani, tranne la voglia di morire. Adesso ti saluto, ma un'ultima cosa te la voglio scrivere. Voglio dirlo in questa lettera anche se sarà l'ultima cosa che ci unirà, almeno qui sulla terra: sei la persona alla quale ho voluto più bene in assoluto in vita mia.
Non dimenticarlo mai, non dimenticarti.”

Ho appena finito di leggere il libro di Tiziano Ferro,alcuni bei pensanti tumultueranno nelle loro poltrone perché per loro leggere significa necessariamente comprare i bestseller primi in classifica nelle vendite e snobbano il resto del mondo … ma questa lettera che conclude il suo diario è un brivido che scorre tra paura e realtà.
A chi non è mai capitato,in un momento di rabbia o di delusione,invocare la morte … pensare di farla finita,di mettere uno stop a quella che in quel momento sembra la più grande sofferenza.
Una lettera scritta con tremenda lucidità,indirizzata al fratello,un testamento in cui il tesoro da lasciare in eredità sono i SEGRETI;quaderni in cui Tiziano ha raccolto la sua vita,una vita all’apparenza fatta di luci e colori,ma in realtà rilegata in bianco e nero.
Un altro esempio di chi al di fuori è un sorriso esplosivo e dentro un cristallo ridotto in mille pezzi … ignoranza di chi si ferma all’apparenza,a chi non ha il coraggio di conoscere la profondità degli animi … molto più facile portar avanti una conoscenza che un’amicizia.
Quello che mi ha colpito è il suo “non dimenticarti” … nonostante sarebbero stati i suoi ultimi attimi in cui aveva tutta la comprensione per autocelebrarsi o cadere in vittimismo ha pensato a suo fratello … sussurrando quel non dimenticarti ripiegava in quella frase un non dimenticare te stesso,non perderti nel dolore della mia mancanza,non pensare a me che non ci sarò più,custodisci la tua vita e pensa al tuo futuro …
Lo so,scattano i soliti commenti “ma pensa veramente a chi sta per morire e non può far nulla” … è vero,ci sono persone che lottano tutti i giorni contro la fine,che sono legati ad orari prestabili e compresse salvavita pur di non gettare la spugna,a chi non ha neanche il tempo di salutare o dire un ti voglio bene … ma contro la mente ogni realtà affonda.
Scatta l’interruttore … va via luce … e nel buio è difficile districarsi,i nodi alla gola sono sempre più difficile ad ingoiare e le voci dentro l’armadio,che hai nascosto per paura di farle sentire,non smettono di mormorare ,soprattutto di notte,soprattutto quando l’aria è consumata dai pensieri e l’ossigeno lascia il suo spazio all’anidride carbonica.
Guardi il cielo e ti domandi perché tutti quei carri non portino a te un po’ di stelle cadenti,perché non passi un aereo a lasciarti scie di serenità,perché con un po’ di cera e gocce di miele non si possano fare un paio di ali con cui volar via dal “malessere” … perché alla stazione la voce al microfono non ti dice “inculata in arrivo al binario 1…si prega di non oltrepassare la riga gialla” ..ma la riga gialla la oltrepassi sempre e vuoi o non vuoi quel treno lo prendi sempre in pieno.

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