Lei se ne stava seduta in un angolo della stanza,rannicchiata
nelle sue paure.con lo sguardo distrutto in mille pezzi e un sorriso di
cartapesta da favorire al primo “come stai?”e risentiva quella voce sconosciuta
e quegli occhi nero terrore che le avrebbero spento la luce dell’anima.
Come sarebbe stato se?…e se quel giorno?…lei non se le
domande queste cose,nonostante il sole abbia deciso di morire in un eclissi temporale,il
suo amore non lo sporca tra punti di domanda e sofferenze che non fanno rima
con “noi”.
Lei non voleva sentirsi sempre un peso o dover per forza
proferir parola per essere capita,avrebbe voluto gesti d’affetto inaspettati e
non richiesti in un mercato dei buoni propositi,avrebbe voluto che un rumore
confondesse il silenzio,che una mano la raccogliesse dalle sabbie mobili e che
non fosse sempre lei a dover dire “andrà tutto bene”
Ricordare…un’etimologia che significa “ricondurre al cuore”
e prima o poi le scoppierà dentro quel cuore…dicono che sia un muscolo
involontario perché si contrae indipendentemente dalla nostra volontà…teorie
anatomiche che nella realtà verrebbero in un attimo demolite e lei nonostante tutto
cerca di costruirsi la sua camera iperbarica dove si respira aria pulita,dove
nessuno può dar giudizi o puntare il dito…dove si nasconde da un mondo a cui
vorrebbe gridare tutta la sua rabbia.
Disegna con un gessetto un cuore sul pavimento e ci si
addormenta dentro e nei sogni vorrebbe correre tra pozzanghere di
felicità,toccare il cielo con un dito,mangiare nuvole di zucchero filato,soffocare
il terrore tra panna e cioccolata,avere la capacità di soffiare così forte da
far tornare indietro le lancette del tempo e vestire di semplicità le giornate.
…e quella parola magica “o babaluba”che da bambina chiudendo
gli occhi e ripetendola piano piano faceva sparire le angosce e l’uomo
nero..ora non funziona più…l’uomo nero sta li e la magia non rompe l’incantesimo.
1 commento:
<3
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